L’escursione fin da subito regala la sensazione di camminare in un bosco di grandi colonne naturali, imponenti faggi infatti iniziano già dal Valico di Serra S. Antonioe ci accompagneranno fino all’uscita dal bosco. Prima però avremo modo di rifornirci d’acqua alla Fonte della Moscosa, che sorge a circa1620 m, ed è circondata da un ambiente quasi alpino, con molteplici fioriture che creano macchie gialle, blu-viola o bianche sul verde intenso del prato. Ammirando questi fiori ci si potrà anche accorgere di come qui le rocce siano costituite da unità più piccole (clasti) unite tra loro come mosaici naturali, testimonianza di imponenti eventi geologici passati (vedi articolo geologia), ognuno dei quali ha contribuito a creare il bellissimo paesaggio che oggi osserviamo.
Da qui comincia il tratto a maggior pendenza del percorso che in breve ci porterà prima ad uscire da bosco e poi sulla vetta dei monti I Cantari (2050 m), benché faticoso, questo tratto ci delizierà con piccoli prati circondati da statuari faggi e viste sulle creste circostanti e se il periodo sarà giusto questi sembreranno trasformarsi in piccoli laghi colorati, tanti saranno i fiori.
Arrivati sulla cresta, dove il sentiero si congiunge con quello proveniente da Civitella Roveto, lo sguardo potrà spaziare su tutta la Val Roveto, verso Sora o Avezzano (con la sua piana), unendo con un solo sguardo quasi tutti i versanti orientali dei Monti Ernici.
Continuando a salire si arriverà sotto lo spettacolare circo glaciale de I Cantari la cui verticalità strapiombante ci farà quasi percepire la mancanza del terreno sotto i nostri piedi, l’ambiente qui sembra davvero alpestre e con un po’ di rammarico dovremo continuare a salire e lasciare questo piccolo angolo di paradiso. Con l’ultima impegnativa salita si arriva cosi ai 2050 m dei monti I Cantari e da qui comincerà un sali scendi lungo la cresta, ricchissime le fioriture delle praterie d’alta quota e delle pietraie, incredibili i contrasti che qui la natura riesce a creare, colori scintillanti che nascono tra le nude rocce scolpite da vento, gelo, carsismo e sbalzi termici.
Sarà un piacere per lo sguardo e per le gambe percorrere questo tratto di cresta senza salite difficoltose e intravedere già da ora la vetta del Monte Viglio che sembra aspettarci e osservarci a sua volta.
In un solo punto la discesa richiede un minimo di attenzione, arriviamo cosi sotto il Passo del Gendarme il quale è superabile in modo diretto (il che richiederà semplicemente l’uso delle mani per migliorare l’equilibrio nella “scalata”) o si potrà aggirarlo passando in basso alla nostra destra. Lo spettacolo del panorama si farà sempre più ampio e incredibile, includendo ora tutta l’Alta Valle dell’Aniene, tutti i M. Simbruini, i Colli Albani e gran parte dell’Appennino Centrale.
La voglia di scoprire nuovi scenari ci condurrà cosi nell’ultima ascesa verso la vetta con sotto i nostri piedi lo spettacolo dei circhi glaciali del Monte Viglio e della Val Granara, rocce dalle strane posizioni sembrano essere pronte a schiantarsi al suolo o a scivolare su quelle sottostanti, con la sensazione che tutto questo possa accadere proprio sotto i nostri occhi.
Arriviamo ora a vedere la grande croce sulla vetta che dall’alto ci sovrasta e gli ultimi metri di dislivello, su ciottolato, ci portano ai suoi piedi.
La vetta è sul punto più alto di una piccola ma bellissima conca carsica che dona una sensazione di intimità, siamo ora sul punto più alto dei Monti Ernici e la vista abbraccia gran parte del Lazio e dell’Abruzzo, compaiono all’orizzonte i massicci del Terminillo, della Laga, del Gran Sasso, della Majella e poi ancora le vette del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, tutto il gruppo degli Ernici e verso il Mar Tirreno gli Ausoni, gli Aurunci, i Lepini e i Colli Albani mentre il Velino ed il Sirente si staglieranno di fronte a noi, cosi vicini che quasi sembreranno invitarci a raggiungerli una volta discesi.
Mentre il versante occidentale scende più regolarmente con la cresta che si congiunge al Monte Crepacuore, quello orientale precipita “d’un sol colpo” nella Val Roveto, da qui il Passo del Gendarme sembrerà una suggestiva guglia di roccia tormentata dal freddo e dal vento.
Sempre da quest’altezza riusciremo anche a vedere tutta la lunga cresta percorsa fin qui apprezzando cosi, ancor di più, il percorso fatto finora, mentre rivolgendo lo sguardo all’interno della conca vedremo belle fioriture di campanule e margherite insieme a funghi e licheni con al centro della conca un antico cippo di confine fra il Regno Borbonico e lo Stato della Chiesa.
Il ritorno seguirà il percorso dell’andata, quasi sempre in discesa e che in breve tempo ci riporterà alla Fonte della Moscosa dove ci si potrà rifocillare con acqua fresca e panche per sedersi comodamente.
- TEMPO DI PERCORRENZA: 3,5-4 ore
- DIFFICOLTÀ: Media
- COSA OSSERVARE: La morfologia glaciale è qui, più che altrove nei Monti Ernici, accentuata e spettacolare, oltre a i Circhi glaciali del Monte Viglio (dalle forme quasi perfette), quello più spettacolare è sul versante NW del Monte I Cantari con un’unica parete verticale che precipita per circa 150 m e con imponenti pilastri di roccia che accentuano il senso di verticalità. Da questo circo si originano anche falde di detrito ed inoltre si possono osservare piccoli depositi glaciali, mentre per trovarne di più grandi si deve “guardare” nella Val Granara dove si trovano i maggiori depositi sia del Gruppo degli Ernici che dei Simbruini.
Stefano Costantini
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